venerdì 26 agosto 2011

Sul fico e i pensieri altamente spirituali che esso ispira...


Negli anni favorevoli, quando l’albero di casa decide di fare il bravo e di produrre i suoi frutti generosamente, veniamo letteralmente invasi dai fichi. Tutto inizia con due o tre fichi timidamente maturi in un mare di bugnetti verdi e durissimi, poi i bugnetti prendono a loro volta coraggio e prima che uno si sia potuto organizzare l’albero si è trasformato in una miniera di frutti polposi e gocciolanti zucchero. Sciami di calabroni e finte cetonie iniziano a pattugliare minacciosamente la zona, ritenendola roba loro.
Mi affascina sempre constatare come misteriosamente certi alberi attraggano tutta una babele di bestiazze differenti mentre altri no. Voglio dire, è chiaro, anch’io se fossi una vespa mi fionderei su un fico. O un nashi. Ma perché non anche sulle fragole, o sulle ciliegie? Mistero! In effetti, riesumando reminescenze del terzo anno di biologia, il fico viene considerato una specie “chiave di volta”, o keystone species: in parole più povere, una specie che con la sua presenza rende possibile la persistenza di molte altre specie. Proprio come una chiave di volta, se la tolgo frana miseramente tutto l’arco: se taglio il fico non avrò eliminato solo un albero dal mio giardino... con questo gesto costringo anche un gran numero di uccelli e piccoli mammiferi a cercarsi cibo altrove e una miriade di insetti a migrare. Che non è un pensiero troppo sgradevole, se riferito ai calabroni :-DD ma spiacerebbe molto per le cetonie, che sembrano gioielli quando sfavillano al sole. Potremmo concludere che ogni volta che compiamo un gesto evidente dietro ad esso se ne nascondono infiniti invisibili, che si manifestano solo quando ormai è troppo tardi per tornare indietro... è una bella metafora della vita, non trovate?
Alla fine della fiera, lasciando perdere i pensieri filosofici, se si riesce a sopravvivere al legno traditore e alle cabrate dei calabroni si raccolgono piramidi di fichi dalla polpa molle e zuccherina... anche troppo molle... e decisamente deperibile, ahimè! Quindi, dopo che la suddetta piramide giace 2 giorni sul tavolo di casa urgono le maniere forti: bisogna trasformarla in marmellata, altrimenti tutto quel ben di Dio va sprecato miseramente. Mia mamma era solita fare una marmellata per così dire classica, ovvero mescolando 300 g di zucchero per ogni chilo di fichi e via avanti, e questa resta di certo la strategia più rapida e conveniente possibile. Ciò detto, qualche anno fa ho sperimentato un’altra ricetta di marmellata di fichi, veramente irresistibile. Si tratta della marmellata di fichi con i pinoli, che ora mi appresto a condividere con voi. La ricetta è tratta da uno di quei ricettari Giunti, che appunto si chiama marmellate e conserve.
ATTENZIONE: fare la marmellata è un metodo per conservare a lungo la frutta e dunque è molto importante evitare il più possibile ogni forma di contaminazione! Non prendiamo la cosa alla leggera! È vero, in genere le marmellate sono più a rischio muffe che batteri, ma neppure le muffe scherzano! È quindi indispensabile usare vasetti ben puliti, invasare a caldo e sterilizzare con cura la marmellata. Anche se pare che dovrebbe bastare capovolgere i vasetti appena messa la marmellata per renderli sterili io NON vi consiglio di accontentarvi di questo e vi invito a procedere con la sterilizzazione classica, mezz’ora in una pentola d’acqua bollente. Non consumate vasetti che sull’etichetta indicano più di un anno di vita, non è raccomandabile...

700 g di fichi
350 g di zucchero
il succo di mezzo limone
30 g di pinoli
2 cucchiai di Stroh 80 (o quel che volete voi)
cannella



Pulire i fichi con un panno e privarli del picciolo lasciando però la buccia. Porli in un recipiente basso e largo con lo zucchero e il succo del limone e lasciar riposare per almeno 4 ore. Aggiungere i pinoli e cuocere il tutto a fuoco molto basso senza mescolare, ma agitando periodicamente la casseruola per evitare che si attacchino. Lasciar andare per due ore, togliere dal fuoco, aggiungere il liquore e la cannella e invasare a caldo. Sterilizzare e porre in un luogo buio e fresco, conservare almeno due mesi prima di consumarla.

Come si può capire, questa marmellata è una bomba calorica: contiene frutta secca e a parità di peso con le altre che faccio (le cuocio sempre poco) contiene moooooolta meno acqua. Si consiglia quindi un consumo responsabile, evitando ogni abuso!



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